DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

METODICHE DI RISONANZA MAGNETICA

La Risonanza Magnetica anatomica

La risonanza magnetica anatomica consente di visualizzare l’anatomia di organi profondi e opachi. Osservando, sotto l’effetto di un intenso campo magnetico, la risonanza dei nuclei di idrogeno, presenti in abbondanza nell’acqua e nei grassi dei tessuti biologici, questa tecnica permette in particolare di visualizzare il cervello in sezioni che mostrano i dettagli delle strutture cerebrali (materia grigia, materia bianca) con precisione millimetrica. Questa metodica è la più utilizzata alla Fondazione.

La Risonanza magnetica funzionale (RMF)

Più recentemente, grazie alla velocità di acquisizione ed elaborazione dei dati, la risonanza magnetica è diventata anche “funzionale”, rivelando l’attività delle diverse strutture che compongono il nostro cervello. Quando l’animale si muove, alcune aree del suo cervello si attivano. Questa attivazione dei neuroni si traduce in un aumento del flusso sanguigno locale nelle regioni cerebrali interessate. È questo aumento locale e transitorio del flusso sanguigno, e non direttamente l’attività dei neuroni, che può essere rilevato dalla RMF grazie alla magnetizzazione dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi.

La Risonanza Magnetica funzionale (RMF) è un’applicazione più sofisticata della normale RM con cui è possibile registrare e studiare i livelli del flusso sanguigno e dell’ossigenazione cerebrale nel distretto encefalico in risposta a diversi stimoli.

Nel ambito veterinario, la Risonanza Magnetica funzionale (RMF) è utilizzata a scopo di ricerca.

La Risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI) o Trattografia

La sequenza DTI (diffusion tensor image) è una tecnica RM basata sui movimenti delle molecole di acqua nel comparto extra-cellulare inerente allo spazio tra le fibre della sostanza bianca. Grazie ai software di ricostruzione tridimensionale possiamo dimostrare il percorso dei tratti nervosi spinali o encefalici della sostanza bianca (pittografia o trattografia).

L’imaging del tensore di diffusione (DTI) è una tecnica basata sulla risonanza magnetica per visualizzare la posizione, l’orientamento e l’anisotropia dei fasci di materia bianca nel cervello. L’analisi dell’integrità della sostanza bianca è ad esempio utile in caso di patologie demielinizzanti come la sclerosi multipla, neurodegenerative e alcune forme di tumore al cervello.

La tecnica di RM con tensore di diffusione è una parte aggiuntiva dell’esame che può durare tra i 10 e 20 minuti (in più del tempo standard previsto per la RM).

Mediante RM è possibile ottenere informazioni circa la perfusione d’organo simili a quelle ottenute mediante metodiche di medicina nucleare utilizzando tuttavia come tracciante il mezzo di contrasto usualmente impiegato nella diagnostica morfologica (chelati del Gadolinio). Poiché il mezzo di contrasto paramagnetico determina un accorciamento del tempo di rilassamento T2*, impiegando sequenze GRE-EPI al passaggio del bolo nei tessuti normalmente perfusi si assiste ad una fisiologica riduzione di segnale, ridotta o assente in quelli ischemici o infartuati.

Ad esempio, questa tecnica è molto utile per dimostrare la demielinizzazione spinale in corso di mielopatia degenerativa.

La Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto – Studi di perfusione

Questo metodo consiste nell’utilizzare la risonanza magnetica per misurare i parametri emodinamici o la permeabilità dei vasi capillari, calcolati mediante un modello matematico applicato ai dati di imaging ottenuti in condizioni specifiche. In generale, si tratta di sequenze cosiddette dinamiche, perché hanno un’elevata risoluzione temporale, che consente di seguire le variazioni dell’intensità del segnale dopo l’iniezione di un agente di contrasto paramagnetico. Questo metodo permette di calcolare il flusso e il volume del sangue in un tessuto e la permeabilità dei capillari (microvasi) in quel tessuto. Questo metodo sembra molto promettente in oncologia per determinare quando un tumore è canceroso.

La spettroscopia di Risonanza Magnetica

La spettroscopia risonanza magnetica completa questa gamma di tecnologie fornendo un metodo non invasivo per lo studio della biochimica e del metabolismo del sistema nervoso centrale (studiare la presenza e la concentrazione di alcuni metaboliti). Consente la quantificazione precisa di diverse decine di molecole e si basa sullo stesso principio della risonanza magnetica.

Il segnale che sta alla base della formazione dell’immagine nella RM morfologica è costituito da un insieme di segnali differenziabili a seconda della nube elettronica che circonda i protoni ovvero dei differenti composti chimici.

La sua applicazione è ancora rara e richiede una risonanza magnetica ad alto campo (minimo 1,5 Tesla e 3 Tesla per ottenere picchi ben differenziati) e una formazione specifica per i Medici Veterinari radiologi.

Tuttavia, la tecnica sembra molto promettente, soprattutto in oncologia: ad esempio, permette di distinguere precocemente tra recidiva locale e necrosi post-radioterapia, con un’accuratezza che solo una biopsia (invasiva e talvolta rischiosa) può eguagliare.