GIARDINO BOTANICO
Il giardino della cascina è costituito da una raccolta di piante scelte per il loro valore estetico, organizzata secondo un percorso che si svolge prevalentemente nella corte principale delimitata dagli edifici che ospitano i reparti della Fondazione. Qui di seguito sono illustrate alcune delle fioriture delle piante collezionate.
(Le descrizioni dei fiori sono tratte da Wikipedia)
Verbena bonariensis, Crassula e Colocasia esculentaIl genere Verbena comprende piante erbacee annue o perenni della famiglia delle Verbenaceae. La maggior parte delle specie del genere sono spontanee nel Nuovo Mondo, dal Canada al Cile. Poche specie sono spontanee nel Vecchio Mondo, più che altro in Europa. Il nome della specie, cioè bonariensis, è dato dall’origine geografica di questa specie e cioè Buenos Aires in Argentina; il nome deriverebbe anche dal celtico “ferfaen”, da fer che significa “scacciare via” e faen che vuol dire “pietra”, in riferimento all’utilizzo della pianta per problemi alle vie urinarie, in particolare per la cura dei calcoli. Il genere Verbena comprende circa 250 specie, tra queste sono molto note: Verbena officinalis, pianta spontanea che viene utilizzata in erboristeria, ha foglie piccole e lisce e fiori tubolari di colore rosa-lilla; Verbena peruviana, che ha un portamento prostrato, foglie dentate e fiori di forma tubolare di colore scarlatto; Verbena bonariensis, che ha foglie oblunghe di colore verde brillante e fiori grandi color lavanda. Poi c’è il gruppo delle verbene ibride che sono ottenute dall’incrocio di specie diverse. La verbena era una pianta sacra per gli antichi Romani ed era usata dagli Indiani d’America per curare tosse, febbre, raffreddore; si riteneva che avesse proprietà magiche ed afrodisiache ed era utilizzata anche per incantesimi e sacrifici agli dei. La verbena macinata era posta intorno al collo come talismano, contro il mal di testa e i morsi di serpente e veniva considerata un portafortuna. Crassula è un genere di piante succulente sempreverde che appartiene alla famiglia delle Crassulaceae. Il suo nome deriva dal latino crassus (grasso). Originario del Sudafrica, comprende circa 300 specie anche molto diverse tra di loro. La difficoltà che queste piante hanno a sopravvivere presso i paesi d'origine portano queste piante ad avere forme basse, inoltre, solitamente vivono in ambienti dove non c'è molta competizione costringendole a crescere in altezza. Altre caratteristiche dell'habitat d'origine è la povertà del terreno ed il fatto che le precipitazioni atmosferiche si concentrano in un determinato periodo dell'anno, inoltre, spesso si verificano pesanti escursioni termiche durante la notte. La Crassula ha un buon potere di assorbimento dell’inquinamento elettronico prodotto dagli elettrodomestici e ha un’azione depurativa dell’aria, negli appartamenti, ove sono presenti sostanze chimiche nocive. La Colocasia esculenta è comunemente conosciuta con il nome di origine polinesiana Taro. Ha dei tuberi simili alla patata, ed è comunemente coltivata per ricavare, dai suoi rizomi farina e amido. La sua coltivazione è diffusa in zone tropicali di tutti i continenti. La taro rappresenta l'ingrediente base nell'alimentazione di molte popolazioni dell'Oceania, dell'Africa (cocoyam) e delle isole Hawaii (poï). La sua radice, se mangiata cruda, è particolarmente tossica ma, a cottura ultimata, fornisce elementi nutritivi simili a quelli della patata, con maggior presenza di ferro e calcio, un buon apporto di potassio. Con i rizomi si produce la farina e da essi si ricava un amido particolarmente indicato come lenitivo in medicina e come ingrediente per rendere la plastica biodegradabile in ambito industriale. Ecco alcuni impieghi dei rizomi della colocasia esculenta. Si può tagliare a pezzi e bollirlo in acqua salata e mangiarlo come una patata lessa; oppure può fungere da contorno per pesce e carne. Lo si può cucinare anche come un purè oppure friggerlo come facessimo le classiche patatine. Uno studio effettuato presso le popolazioni che si nutrono abbondantemente di queste radici, ha dimostrato che essi hanno un’incidenza minore a sviluppare carie e infezioni gengivali, ma anche malattie come polmonite, enterite e diarrea.